Il 5 ottobre 2011 moriva a Palo Alto (California) Steven Paul Jobs, meglio noto come Steve Jobs, una delle figure che più hanno influenzato la storia del secolo passato e di quello corrente, plasmando la cultura e la tecnologia del nostro tempo. Aveva solo 56 anni Jobs, quando è scomparso perdendo la lotta contro il cancro. Imprenditore, informatico, inventore di successo, è a lui che dobbiamo la tecnologia Apple e NeXT Computer. A lui inoltre un riconoscimento importante per il ruolo nella fondazione dei Pixar Animation Studios prima che venissero incorporati nella Walt Disney Company. Al di là dei successi come uomo di scienza e d’affari, Steve Jobs si è guadagnato un posto fra i grandi del nostro tempo conquistandosi la stima del grande pubblico, che ne ha amato la storia e la personalità al punto da farne un’icona pop con tanto di t-shirt manifesto che declamano l’immortale citazione “siate affamati, siate folli” dal celebre discorso che tenne all’Università di Stanford il 12 giugno 2005:
“Non lasciate che il rumore delle opinioni altrui offuschi la vostra voce interiore. E, cosa più importante di tutte, abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione […] Siate affamati, siate folli”
Nella settimana del decimo anniversario della sua morte, vogliamo ricordare i tributi cinematografici ispirati alla sua biografia, presentando tre delle maggiori opere prodotte su Jobs.
Jobs, Joshua Michael Stern, 2013
Un biopic sfortunato, accolto con freddezza dal pubblico e dalla critica, che può però introdurre alla figura di Steve Jobs coloro che non ne conoscano la storia. Jobs racconta la vita del protagonista, interpretato da Ashton Kutcher, dagli studi al Reed College fino al 2001, anno della creazione dell’iPod. Lo sceneggiatore esordiente (Matt Whiteley) e il regista (Joshua Michael Stern, al suo terzo lungometraggio dopo due lavori già largamente criticati) non hanno purtroppo saputo rendere giustizia alla grandezza della personalità narrata, realizzando un prodotto fondato sullo stereotipo. Al di là della superficialità della narrazione, va comunque riconosciuto un valore informativo biografico alla pellicola, che del resto cerca di raccontare un uomo dal carisma smisurato.
Steve Jobs, Danny Boyle, 2015
Sceneggiatura di Aaron Sorkin (già premio Oscar per The Social Network) ispirata al bestseller Steve Jobs di Walter Isaacson, uno dei libri più rigorosi fra quelli pubblicati sulla vita di Jobs. Regia di Danny Boyle. L’accoppiata questa volta è buona e la pellicola è in grado di rendere la grandezza di Steve Jobs, finanche alle ambiguità, le ossessioni, i repentini mutamenti di temperamento, raccontando la sua vita a partire da quel 1984 in cui viene commercializzato il marchio Macintosh. L’interpretazione di Jobs è affidata, questa volta, a Michael Fassbender, accompagnato nell’impresa da altri volti notissimi: Kate Winslet e Seth Rogen. Nonostante la pellicola non abbia raccolto i consensi sperati da parte del pubblico del grande schermo, Winslet e Sorkin vengono insigniti del Golden Globe, e il film rimane il migliore in circolazione sulla vita di Jobs. Consigliato, ed è visionabile stasera in televisione.
Steve Jobs: l’uomo nella macchina, Alex Gibney, 2015
Documentario firmato Alex Gibney, Steve Jobs: l’uomo nella macchina racconta la storia di Jobs esplorandone aspetti tralasciati in altri prodotti distribuiti in precedenza. Dettagli poco significativi guardando al ruolo di Steve Jobs per le nostre storie, ma di gusto inedito per gli appassionati che bramano una conoscenza puntigliosa della biografia e delle stranezze del personaggio. Da un pacchetto di azioni retrodatate a un produttore della Pixar alla richiesta di essere insignito del titolo di monaco Zen, al prototipo di iPhone comprato da Gizmodo. Un documentario sfizioso.