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Cravatta: storia dell’accessorio moda maschile

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Storia della cravatta nel nuovo post dedicato agli accessori moda a cura di Fashionaut

Gli uomini amano criticarla, spesso se ne lamentano e giurano di poterne fare a meno ma in realtà adorano l’eleganza che la cravatta conferisce al loro abbigliamento. Un accessorio che con poco dice moltissimo e che accompagna la bellezza dei signori davvero da millenni e non è un modo di dire! Andare alla scoperta di “tutto quel che volevate sapere sulla cravatta” è fare un viaggio nel tempo e nel racconto dello stile. E di come è nato. Qui di seguito vedremo infatti la storia della cravatta, dalle origini fino ai giorni nostri: buona lettura e benvenuti su Fashionaut!

La cravatta inizia con i Romani

La storia della cravatta inizia con i Romani antichi, anche se essi per primi non se ne resero mai conto. In effetti non era un accessorio di eleganza, allora. L’antenato della cravatta era infatti un fazzoletto anti polvere che i soldati usavano durante la battaglia e nei lunghi spostamenti. Serviva proprio a coprire il viso per evitare di respirare polvere e fumo, per questo si portava al collo. E spesso assumeva colori ben precisi, che servivano ad individuare gli appartenenti a una legione specifica.

Col tempo questa usanza andò sempre più scomparendo, almeno in Occidente. Rimase invece in voga nella parte orientale dell’Impero e dunque nell’Europa dell’Est. E quando, secoli dopo Roma, gli uomini europei avevano dimenticato quel famoso fazzoletto, furono i croati a ricordare loro che era esistito. E lo fecero con talmente tanto stile da farlo diventare.. una vera e propria moda!

La Hrvata diventa Cravatta

Nel corso della lunga Guerra dei Trent’anni (1618-1648) che coinvolse Francia, Boemia, Danimarca e altre regioni del Nord e dell’Est dell’Europa, fecero scalpore le divise dei soldati croati. Queste erano caratterizzate da coloratissimi foulard che si portavano annodati al collo e li facevano apparire affascinanti. Proprio dal nome di questi uomini, hrvati, il foulard prese il nome di hrvata. Ecco l’origine del nome Cravatta.

Il primo a cedere al fascino di quel fazzoletto fu il re francese Luigi XIV, il quale se ne fece confezionare uno in pizzo e merletti nel 1648. Era poco più di un bambino, allora, ma fu tra i primi a usare il “foulard croato” come elemento di bellezza per il proprio abbigliamento. Da quel momento in poi, la cravatta divenne una moda. Per i successivi due secoli rimase sotto la forma di un fazzoletto che si appuntava al petto con una spilla. In seguito veniva annodato in modo artistico. Si accorciò notevolmente tra la fine del XVIII secolo e l’inizio del XX.

Divenne prima un fiocco, il famoso papillon. In seguito la famosa striscia di stoffa che si annoda con i passaggi che conosciamo oggi.

La cravatta moderna

La cravatta oggi serve per nascondere con eleganza i bottoni della camicia. Si annoda con quattro passaggi detti “four-in-handinventati da un club londinese nel XIX secolo. Ma può essere annodata con diversi tipi di nodo:  mezzo Windsor (sei passaggi), Windsor (otto passaggi), St Andrews (sette) e così via. Il nodo più raffinato, che non rovina nemmeno la stoffa della cravatta, è il “passaggio Onassis” che si completa con una pinzetta che blocca il fiocco. Il nodo della cravatta diviene anch’essa un’arte e una testimonianza di stile ed eleganza. E a volte, soprattutto tra i più giovani, diviene un momento padre-figlio, con il papà che insegna come fare il nodo. In alcuni casi, per i più pasticcioni, il nodo viene fatto dalla fidanzata/moglie, con cura e amore.

Il regno delle cravatte oggi è in Italia, soprattutto nella città di Napoli! Ma ormai qualsiasi casa di moda sa come produrre e vendere questo capo particolare. Tra le migliori cravatte possiamo citare quelle di Marinella, Stefano Ricci, Gucci, Hermès, Armani, Trussardi, Bram.

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Il nostro post dedicato alla storia della cravatta, termina qui. Alla prossima con gli approfondimenti legati alla storia della moda, a cura del nostro portale!

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Francesco

Ciao a tutti, mi chiamo Francesco e sono un blogger.
Nella mia carriera di scrittore per il web mi sono occupato di diversi progetti editoriali: dallo sport al marketing, fino alla cultura.