Per noi italiani ogni occasione è buona per stappare una bottiglia e brindare con amici e parenti, prediligendo soprattutto tra le tante scelte che abbiamo a disposizione le bollicine. Ma quali bollicine dovremmo scegliere? Sappiamo che a nostra disposizione ne abbiamo in genere di tre tipi, lo Spumante, il Prosecco e lo Champagne, e nonostante ai palati meno esperti possa sembrare che questi si somiglino tra loro, si tratta in realtà di vini molto diversi, ognuno con le sue peculiarità e la sua dignità. È facilissimo trovare questo genere di vini ai banchetti e sulle tavole dei ristoranti, essendo infatti tra le qualità più apprezzate al mondo. Scopriamole quindi insieme, così da comprenderne le differenze e le qualità.
Prosecco, le bollicine italiane per eccellenza
Con il termine Prosecco si intende un vino bianco la cui provenienza è limitata solo ad alcune zone del Veneto e del Friuli-Venezia Giulia, più in particolare dai vitigni Glera, Verdiso, e Pinot, bianco, grigio e nero. Il metodo di produzione è noto come Charmat, dal quale nasce un vino leggero e fresco, con un retrogusto aromatico e fruttato. Il risultato è una bollicina con grana leggermente più spessa, che potrebbe farlo somigliare ad altri vini, ma il gusto e l’odore sono inconfondibili.
Eliminando le tempistiche di invecchiamento, il Prosecco rimane un vino poco costoso, ecco perché è molto facile da trovare sulle tavole degli italiani e perché è così tanto gettonato. In ogni caso, rimane comunque importante non interpretare il costo basso come una mancanza di qualità.
Champagne, l’esperienza francese
Sinonimo di lusso ed eccellenza della produzione vinicola francese, lo Champagne è tra le bollicine preferite in assoluto. Le differenze con il Prosecco sono diverse, in primis la zona di produzione. Il termine stesso Champagne si riferisce all’omonima regione della Francia, unica zona da cui può provenire questo vino. Il territorio è diviso a sua volta in tre parti: il Grand Cru, il Premier Cru e il Cru. A loro volta, anche le tipologie di vitigno utilizzate sono tre: Chardonnay, Pinot Noir e Pinot Meunier, mentre il metodo di fermentazione è il Champenoise, secondo il quale la seconda fermentazione viene effettuata all’interno della bottiglia stessa.
Anche questi vini, quindi, si differenziano per zone, dando origine a svariati marchi più o meno pregiati che si possono trovare anche nel nostro paese, come dimostra ad esempio la presenza di numerose bottiglie di Champagne Krug su Tannico, uno dei marchi più antichi e prestigiosi, amato e lodato da tutti gli intenditori. La differenza di prezzo rispetto a Prosecco e Spumante non dovrà stupire, in quanto lo Champagne per poter essere venduto deve essere invecchiato per almeno due anni.
Spumante, dalle caratteristiche al metodo di produzione
Lo Spumante, infine, è un vino senza denominazione, ovvero racchiude una categoria di vini e non una specifica tipologia. Si tratta di un termine che indica tutti i vini che, una volta aperti, producono la “spuma” a causa dell’anidride carbonica prodotta durante la fermentazione. Questo significa dunque che non vi sono una zona specifica di produzione e dei vitigni prescelti. A caratterizzare lo spumante sono, invece, i due metodi di fermentazione: il classico Champenoise e il metodo Martinotti-Charmat. Lo Spumante si divide inoltre in naturale e gassificato, che prevede l’aggiunta di anidride carbonica a basse temperature, dato che questa non si produce, quindi, in maniera naturale.
Le bollicine sono tra i vini che non possono mancare durante una cena o un evento importante. Ecco quindi tutte le differenze tra Prosecco, Champagne e Spumante: non resta quindi che scegliere il vino più adatto alla situazione.