Il campionato di Serie A per il Napoli sembra iniziato sotto una “cattiva stella”. Il salto di qualità azzurro che tutta la sua vasta platea di tifosi aspetta, sembra non arrivare mai. Ma la colpa è sempre del destino allora? Oppure uno zampino umano c’è?
Questa volta, sembra che la sfortuna non abbia esclusivamente tiranneggiato la compagine azzurra, perchè il Napoli squadra sembra davvero vivere una delle peggiori fasi del suo percorso calcistico.
Eppure il Napoli ha sempre vantato una squadra capace di distinguersi per brillantezza di gioco e bellezza nei movimenti, non deludendo, almeno in termini di gioco effettivo, il suo pubblico.
E invece il Napoli in questa stagione sembra essere partito con la retromarcia inserita. Un malessere generale che si è riversato anche su un gioco spento e distratto, che dà l’impressione più di guardare una squadra alle prime armi che una compagine affiatata e di professionisti.
Come succede nella maggior parte dei casi tutte le colpe vengono riversate su l’allenatore, che nel caso del Napoli è Gennaro Gattuso, accusato di mettere in campo giocatori in condizioni fisiche non al top e di tentare una geometria di gioco che non si “veste” bene sulle caratteristiche tecniche della squadra azzurra.
Questa situazione di “linciaggio” dell’allenatore si palesa quando la società dal canto suo, si giustifica nascondendosi dietro acquisti che diventano emblema del loro impegno di dare al Napoli smalto e qualità. Tra i nuovi acquisti azzurri arrivati alla corte di Gattuso sui quali si sono fatte le più prospere scommesse ci sono Lobotka, Petagna, Osimhen giusto per nominare alcuni validi calciatori, che hanno trovato l’entusiasmo di tantissimi tifosi, fiduciosi delle loro comprovate capacità.
Ma al momento, a metà campionato, tutto ciò che il popolo napoletano si aspettava di ricevere dai suoi beniamini è stato poco più del minimo. Tanto che ad oggi, il Napoli viaggia tra la quinta e la sesta posizione, tra dispiaceri, rimpianti e delusioni di una squadra che davvero non riesce ad armonizzarsi in campo e ad emozionare.
La colpa sarà anche in parte dell’allenatore. Gattuso avrà, umanamente, commesso errori grossolani di formazioni e di poca chiarezza nella lettura delle partite in corso, non riuscendo in diversi casi ad intervenire per cambiare le sorti funeste della partita che si stava disputando.
La situazione “permanenza Gattuso” si è pericolosamente compromessa con la sconfitta in Supercoppa Italiana contro la Juventus, in cui la vittoria bianconera e il rigore nettamente sbagliato di Insigne hanno innescato un fuoco di critiche che sembra non portare ad un lieto fine. Da parte sua Gattuso si difende assicurando la sua professionalità e la sua totale dedizione alla sua missione di allenatore del Napoli, criticando in parte la società che si è comportata come se già lo avesse messo in sordina contattando già altri allenatori, lasciando presumere così un esonero alquanto breve.
Il punto di domanda da porsi è: ma davvero quando tutto va male è colpa dell’allenatore e basta? In realtà no. In una squadra di calcio la colpa non è mai solo dell’allenatore.
La squadra è attualmente senza un leader e un trascinatore che faccia “spogliatoio”, Insigne non basta per svolgere questo ruolo. La società fa orecchie da mercante e continua a presentare giocatori validi e in crescita ma mai campioni di nome e di fatto.
Questa pratica d’azione di essere appena sopra la sufficienza, a lungo andare, ha creato un pericoloso ristagno e cioè: un Napoli di oggi, spento, stanco, demotivato e senza idee.
Bisogna rivalutare le priorità societarie, prima di puntare il dito contro l’allenatore!